La miglior difesa

È iniziato il percorso istituzionale per dotare il nostro paese del Dipartimento della difesa non armata e nonviolenta. Una strada in salita che i 53.435 firmatari della proposta di legge d’iniziativa popolare vogliono sia percorsa fino in fondo.

di Raffaello Zordan per Nigrizia

Bandierone di Pace Arena4 novembre 2018. A cento anni dalla fine della Prima guerra mondiale, dell’«inutile strage», come la definì Benedetto XV, il parlamento italiano realizza che forse non è fuori luogo tener conto della Costituzione e approva la legge che istituisce il Dipartimento della difesa civile non armata e nonviolenta.
Significa che d’ora in avanti l’Italia – attuando pienamente la Costituzione, art. 11 (ripudio della guerra) e art. 52 (difesa della patria affidata ai cittadini) – possiede uno strumento di difesa, alternativo a quello militare, che agisce mettendo in campo capacità di prevenzione, di mediazione e di risoluzione dei conflitti. Ne deriva che chi governa ha un supporto nuovo al quale può attingere e con cui comunque confrontarsi. Vuol dire che si è aperto uno spiraglio per influire nelle decisioni politiche e perfino che si possono cominciare a cambiare i criteri con cui si pensa la politica e si fa politica.
Alt! Non sfogliamo troppo velocemente il libro dei sogni. Se si vuole che un’altra difesa diventi possibile nell’arco di tre anni, c’è ancora parecchio da fare. Dall’Arena di pace (25 aprile 2014, in 13mila nell’anfiteatro veronese), quando è stata lanciata la Campagna che ha promosso la raccolta di firme per la legge d’iniziativa popolare, sono stati fatti passi importanti: in sei mesi di lavoro nei territori, dicembre 2014-maggio 2015, sono stati 53.435 i cittadini italiani che hanno firmato e così la proposta è entrata in parlamento.
Ora si tratta di fare i conti con l’iter parlamentare, cioè con quella corsa a ostacoli – affidamento della proposta di legge a una commissione, calendarizzazione, discussione (se approvata in commissione, il più è fatto) approdo in aula – che consente o meno a una legge di arrivare alla discussione in parlamento e alla ratifica. Perciò le reti che hanno promosso l’iniziativa sono chiamate a dare un’ulteriore prova di lucidità, di resistenza e di maturità, facendo leva anche sulla natura plurale del movimento: pacifisti certificati, sindacalisti, boy scout, missionari e preti, disarmisti, cooperanti, altermondisti, ecologisti… e tanti semplici cittadini attivi.
Le sei reti che hanno dato vita alla campagna “Un’altra difesa è possibile” – Rete italiana per il disarmo, Rete della pace, Tavolo interventi civili di pace, Conferenza nazionale degli enti di servizio civile, Forum nazionale servizio civile, Campagna Sbilanciamoci! – stanno concentrando i loro sforzi in due direzioni: mantenere alta la mobilitazione dei gruppi locali sia nella diffusione dei contenuti della campagna sia nei pressing sui parlamentari espressi dal territorio; chiedere ai parlamentari più sensibili di presentare un progetto di legge di iniziativa parlamentare “fotocopia” della proposta di legge, così da rafforzare l’iniziativa e velocizzare l’incardinamento in commissione e la discussione.
La Campagna ha già incassato l’adesione di molti sindaci e amministratori locali: hanno firmato, tra gli altri, il sindaci di Roma, Milano, Napoli, Genova, Messina, Livorno, Piacenza, Reggio Emilia, Modena, Como Pavia, Vicenza e Cagliari. E questo è già un punto di partenza non trascurabile. In più, una delegazione della Campagna è stata ricevuta il 10 settembre dalla presidente della Camera Laura Boldrini: un riconoscimento istituzionale che fornisce ulteriore peso specifico a questa iniziativa dal basso.

70 parlamentari
Ed è alle porte una mobilitazione specifica. Il 15 dicembre, Giornata del servizio civile e dell’obiezione di coscienza, si terrà a Roma la Conferenza nazionale degli enti di servizio civile e sarà dedicata interamente all’approfondimento dei contenuti della campagna.
Mao Valpiana, coordinatore della Campagna e presidente del Movimento nonviolento: «Per avere efficacia, azioni come questa hanno bisogno di obiettivi definiti. Quindi ci siamo posti l’obiettivo che la proposta di legge possa essere discussa in aula parlamentare entro una data-simbolo: il 4 novembre 2018. Va ricordato che le proposte di legge d’iniziativa popolare stanno in piedi per due legislature, quindi se non venisse discussa in questa legislatura, verrà riproposta nella prossima».
Non mancano sponde nemmeno nel governo. Valpiana: «Abbiamo contatti con Luigi Bobba, sottosegretario al lavoro con delega alle politiche giovanili e al servizio civile. Una figura che già si è spesa rispetto all’avvio della sperimentazione dei Corpi civili di pace: un decreto attuativo prevede che per i prossimi tre anni (2016-2018) 500 giovani svolgano il loro servizio civile all’estero in aree di conflitto, nel contesto di progetti di ong. La nascita del Dipartimento della difesa civile non armata e nonviolenta gioverebbe anche ai Corpi civili di pace».
In questa fase di pressing su deputati e senatori, un ruolo decisivo lo possono avere quei settanta onorevoli (Sel, Pd, M5S, Scelta civica per l’Italia) che si definiscono parlamentari per la pace. Indica l’agenda Giulio Marcon, deputato Sel, un impegno di lungo corso sui temi della pace e promotore dell’emendamento alla legge di Stabilità 2013 che consente l’attuazione dei Corpi civili di pace: «Dopo aver favorito l’incontro della Campagna con la presidente della camera, ora spingeremo sui gruppi parlamentari perché mettano questo progetto di legge tra le iniziative prioritarie. Perciò a breve scriveremo una lettera a tutti i gruppi parlamentari e poi incontreremo i presidenti di ciascun gruppo. Considerato che il numero dei progetti di legge presentati alla camera è sterminato e che ogni gruppo parlamentare individua quelli che ritiene prioritari, noi dobbiamo fare in modo di inserirci».
Per seguire passo passo l’evolversi della vicenda e per contribuire a farla maturare il prima possibile, c’è il sito difesacivilenonviolenta.org.

 

 

Incontro Presidente Boldrini

Sopra i rappresentanti della Campagna “Un’altra difesa è possibile” incontrano la presidente della Camera, Laura Boldrini, il 10 settembre 2015 a Roma

Il silenzio di Assisi

Veneto 10.791. Lombardia 8.537. Emilia Romagna 7.178. Piemonte 5.149. Puglia 3.240. Campania 2.935. Seguono le altre regioni. L’Umbria, con 52 firme, è all’ultimo posto. Sì avete letto bene, la distribuzione delle firme raccolte dalla Campagna “Un’altra difesa è possibile” vede in coda la regione-simbolo della pace, grazie alla presenza dei francescani e alla marcia Perugia-Assisi.

Flavio Lotti, organizzatore della marcia e direttore del Coordinamento nazionale enti locali per la pace e i diritti umani, la mette giù così: «Non ho seguito personalmente la Campagna e come Coordinamento l’abbiamo supportata al momento del lancio. Poi non abbiamo più saputo nulla, non abbiamo avuto comunicazioni. Va detto che siamo impegnati su tanti fronti: stiamo investendo nella scuola e ci occupiamo di migrazioni, che sono articolazioni sempre più rilevanti dell’impegno per la pace». Non c’è che da prendere atto di una palese e recidiva incomunicabilità tra chi a Verona ha proposto un percorso e chi guarda da un’altra parte.

Interpellati da Nigrizia, i frati del Sacro Convento di Assisi tacciono. Non sempre il silenzio è d’oro.

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