Il Servizio Civile universale alla base di una nuova difesa

Licio PalazziniUna riflessione di Licio Palazzini (presidente CNESC)

Siamo riusciti a creare attenzione politica sui nostri temi

Il lancio della campagna per la raccolta di firme per l’istituzione del Dipartimento per la difesa non armata e nonviolenta coincide, per il mondo del servizio civile italiano, con una situazione di inedita attenzione delle istituzioni politiche e degli organi giurisdizionali.
Infatti il Governo Renzi ha depositato in Parlamento il disegno di legge delega per l’istituzione del Servizio Civile Universale, aperto a tutti i giovani che chiederanno di farlo, alcuni Ministeri hanno manifestato interesse a bandi specifici e la Corte di Cassazione come il Consiglio di Stato si sono pronunciati sull’apertura del servizio civile nazionale ai cittadini stranieri. Per questi organi la partecipazione di cittadini stranieri si colloca dentro una visione della difesa articolata per finalità e modalità, che trova nella componente civile e non armata l’altra modalità rispetto a quella militare e armata.
Una campagna che espliciti il futuro delle radici nonviolente del servizio civile è quindi quanto mai necessaria, visti i continui tentativi di piegare questa bella storia italiana a esigenze contingenti. Una volta tappare i buchi del welfare, un’altra farne una cortina fumogena della disoccupazione giovanile e nel mezzo concepirlo come strumento di clientele.
Già questi sono motivi che spiegano perchè la Cnesc, Conferenza Nazionale degli Enti di Servizio Civile è fra i promotori della campagna.

Ma ce ne sono due di ordine ancora più generale.
Servizio CivileUno politico culturale. L’intossicazione bellicista è proceduta di pari passo a quella individualista e consumista. L’aggressione ai valori della pace, della solidarietà, della giustizia sociale è così profonda che serve una reazione che arrivi ai singoli cittadini, che li scuota dal torpore della delega e del privato, ancora di più quando la spoliazione dei diritti e delle risorse (a cominciare dal lavoro) è oramai di massa.
Uno politico istituzionale. Dopo 40 anni dal riconoscimento (parziale) dell’obiezione di coscienza al servizio militare obbligatorio con l’istituzione del servizio civile, dopo l’istituzione nel 2001 del Servizio Civile Nazionale questa forma di difesa non armata e nonviolenta continua a essere ai bordi dell’organizzazione statale, esperienza di nicchia ove il coinvolgimento delle organizzazioni sociali e delle autonomie locali è concepito come delega.
La stessa marginalità istituzionale la subisce in generale il tema della difesa civile, nonostante le ripetute sentenze della Corte Costituzionale e il segno di speranza dei Corpi Civili di Pace ha bisogno di “accasarsi” subito dentro lo Stato.
Non per burocratizzarsi ma per segnare le scelte in materia di politiche internazionali, di relazioni con altri popoli, di politiche di sostegno allo sviluppo di altre società nazionali, per avere un’Italia soggetto promotore di interventi nonviolenti nei conflitti fra i popoli..
La Cnesc, attraverso le proprie organizzazioni socie, si impegna a sensibilizzare i giovani che stanno svolgendo il Servizio Civile Nazionale durante i mesi per la raccolta delle firme.

 

Tratto dal numero speciale di Azione Nonviolenta dedicato alla Campagna “Un’altra Difesa è possibile!”

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